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[my2cents] negozi fisici: the walking dead?

 

Periodicamente, nell’ambiente ludico nostrano, parte un’escalation che infiamma gli animi di qualche negoziante e/o distributore di giochi da tavolo: se il tal editore fa una promozione in fiera, non va bene e va massacrato; se i giocatori si organizzano in un GAS, partono le teste di cavallo; se alcuni giocatori mettono in piedi un portale per comparare i prezzi degli store online, ecco la pronta replica: “ma a parte allontanare la gente dai negozi fisici , quelli che mantengono in vita questo mondo e a fatica cercano di espanderlo cosa fa questo portale??“. Sapete una cosa? mi sono rotto il cazzo! sono leggermente infastidito. Io ci provo… ma non riesco a capire che cosa facciano i negozi fisici per “mantenere in vita questo mondo”.

Non penso che questa riflessione mi inimicherà i pochi negozianti che frequento abitualmente perché sono abbastanza intelligenti da non fraintendere le mie intenzioni e al massimo perderò quel 10% di sconto che mi accordano. Lo dico chiaramente: chi mantiene in vita questo mondo sono i giocatori, le associazioni e gli editori.

Ogni giocatore sa che, tutte le mattine, deve alzarsi e vigilare perché il suo gruppo di sodali ludici rimanga in buona forma. I pericoli sono sempre in agguato: c’è quello che si trasferisce per lavoro, l’altro che lo fa per amore, al terzo nascono due gemelli, il quarto deve iniziare a fare i turni di notte, il libero professionista deve cercarsi i clienti, ecc. In poche parole, (quasi) tutti i giocatori finiscono, prima o poi, per diventare dei “generatori indipendenti” di passione ludica. Attirare giocatori già formati, oppure formarne di nuovi, diventa una questione di “sopravvivenza ludica”.

Alcuni appassionati “mutano” e si trasformano anche in  blogger o vlogger: in un mondo dove la pubblicità si limita a qualche tristissimo GiveAway, essi contribuiscono a diffondere informazione ludica rendendola disponibile a chiunque; altri giocatori hanno deciso di aggregare questi contenuti per indicizzarli e aumentarne la fruibilità (Giocare In Scatola, grazie! continuate così). Ormai ci sono recensioni, unboxing, infografiche, prove su strada, videorecensioni, ecc; provate ad entrare in un negozio fisico e a chiedere “Com’è questo gioco?”, nel 90% dei casi il commesso tenterà di leggere velocemente il retro della scatola per carpire al volo qualche info. E non osate chiedere se è possibile vedere il contenuto!

Le associazioni sono il gradino evolutivo successivo;  e non mi riferisco soltanto a la Tana dei Goblin, che rimane il principale “baricentro ludico”, (oppure al Club TreEmme) bensì a tutte quelle realtà che offrono occasioni di incontro, gioco libero, tornei, playtesting, convention,  e che, spesso, vanno ad incontrare i giocatori nei circoli, nei pub, nei bar. Se esistono fiere come PLAY e i vari GiocaXXXX (Aosta, Torino, ecc) è soprattutto merito della perseveranza e della passione dell’associazionismo ludico.

Gli editori sono l’altra faccia della medaglia: da una parte c’è chi produce i giochi, dall’altra chi li mette in tavola. Fortunatamente ci sono alcuni editori “illuminati” che hanno capito che possono essere attori nello sviluppo di questo mercato.  Quasi tutti investono risorse nelle principali fiere nazionali ed estere; qualcuno si preoccupa di curare e supportare attivamente i negozi fisici (in ottica win-win),  altri cercano di spingere la diffusione dei propri prodotti con collaborazioni occasionali all’interno di catene di negozi specializzati nel giocattolo (tipo Toy Center). Affrontare il tema della GDO esula da questo “sfogo”, ci tornerò in futuro.

Quindi, cortesemente, non venite a dirmi che sono i negozi (fisici) “che mantengono in vita questo mondo e a fatica cercano di espanderlo” perchè sono puttanate. Ovviamente ci sono negozi “illuminati” che organizzano occasioni di gioco, tornei, ecc, ma sono una sparuta minoranza; nella maggioranza dei casi si limitano a fornire, oppure a procurare, il gioco che interessa. Mentre il mercato del gioco da tavolo è in espansione sia in termini di offerta (quantitativa e qualitativa), sia rispetto alla domanda, i negozi fisici sembrano non riuscire ad applicare una strategia di differenziazione capace di creare valore per il cliente-giocatore e che permetta un differente posizionamento rispetto agli store on line.

I negozianti, anche di giochi da tavolo, che cercano di sopravvivere e crescere in Italia sono veri e propri “eroi”, e penso meritino grandissimo rispetto e ammirazione: il nostro sistema Paese è in una posizione imbarazzante anche nella classifica sulla facilità di fare business. Standing ovation per loro! Tuttavia mi permetto di ribadire che “sopravvivere” non è sinonimo di “divulgare” e che “tenere in vita sé stessi” non vuol dire “mantenere in vita il mondo del gioco da tavolo”. My 2 cents.

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