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Troyes …ecco perché mi piace

 

Troyes entrò nella mia ludoteca nel 2011, sul finire della mia personale “golden age ludica”. Era il periodo in cui  avevo decisamente più tempo per giocare, il numero di titoli in mio possesso era ancora limitato e difficilmente la polvere faceva in tempo ad accumularsi sulle scatole. Il fallout ludico, che seguì l’esplosione di titoli degli anni successivi, oscurò per molto tempo la luce di alcuni tra i migliori titoli in mio possesso. Come accadde per Carson City, galeotto fu l’intervento di Arnaud “il Belga”: Xavier Georges, uno degli autori, quando era in Belgio frequentava In Ludo Veritas, il suo stesso club ludico di Namur.

Troyes (2010,  Sébastien Dujardin, Xavier Georges, Alain Orban) è assolutamente un gioco da provare, almeno una volta. Dal punto di vista della “filogenesi ludica”, può anche aiutare a valutare, in modo oggettivamente più equilibrato, alcuni titoli pubblicati negli anni successivi.

La meccanica principale è molto semplice: si tratta di un piazzamento dadi (da uno a tre) per attivazione di azioni con rendimenti differenti. Vediamo di riassumere brevemente l’idea base, senza addentrarci troppo nel regolamento.

La città di Troyes ha tre quartieri / aree di influenza: civile (gialla), religiosa (bianca) e militare (rossa); ogni area può contenere un massimo di sei seguaci che, a loro volta, garantiscono il possesso di un dado del colore corrispondente. All’inizio di ogni turno di gioco, il numero di seguaci in ciascuna area determina sia il pool di dadi (numero e colore) che ogni giocatore ha a disposizione per la fase delle azioni, sia la rendita che percepirà (10 monete di base meno il costo di mantenimento dei seguaci).

Ogni giocatore lancia i dadi e li posiziona sul tabellone nella propria area della città; poi, a turno in senso orario, ogni giocatore può decidere se eseguire un’azione oppure passare. Per eseguire un’azione è necessario spendere un gruppo di dadi (da uno a tre) che possono anche essere acquistati dagli altri giocatori: il costo è variabile (2/4/6 monete) e dipende dal numero totale dei dadi impiegati. Ad esempio, acquistare un dado da utilizzare singolarmente costa 2 monete; acquistare un dado da usare insieme ad un altro (gruppo di due dadi) costa 4 monete; acquistare un dado per un gruppo di tre (il numero massimo) costa 6 monete. Ovviamente è anche possibile acquistare dagli altri giocatori tutti i dadi del gruppo utilizzato: ad esempio acquistare tre dadi da usare insieme costerà, in totale, 18 monete (6 monete a dado). Utilizzare i propri dadi non richiede alcun costo.

Dopo aver raggruppato i dadi, il giocatore decide che tipo di azione attivare. La prima volta che si utilizza un’azione è anche necessario posizionare un proprio seguace e pagare un costo ingresso,  le attivazioni successive non lo richiedono. Ogni azione richiede un particolare colore di dadi e ha un determinato “rendimento” che determina il numero di volte che l’azione può essere ripetuta. Ad esempio, attivare per la prima volta un “Orafo” richiede 8 monete come costo di ingresso, un gruppo di dadi gialli e, per ogni attivazione, fornisce 1 punto vittoria e 2 monete; il numero di attivazioni possibili è dato dalla somma totale dei dadi divisa per 4 (14 punti dado permettono di attivare l’azione 3 volte, per un guadagno di 3 punti vittoria e 6 monete). Il “Mercante” è più “a buon mercato”: il costo di ingresso è di sole 4 monete, fornisce 2 monete, e il totale dei dadi gialli viene diviso per 2 per determinare il numero di attivazioni (i 14 punti dado questa volta permettono di attivare l’azione 7 volte, per un guadagno di 14 monete).

Le nove (carte) Azioni variabili entrano in gioco durante i primi tre turni e permettono, generalmente, di potenziare, modificare, alterare il punteggio dei dadi, di ottenere punti vittoria, monete oppure punti influenza. Tramite l’utilizzo dei dadi è anche possibile inviare i propri seguaci nelle aree cittadine (militare, civile, religiosa), in modo da modificare il pool di dadi del turno seguente, oppure contribuire alla costruzione della cattedrale.

Come avrete intuito Troyes è un gioco che mi piace, molto! questa volta sono di parte: quella dei giochi “fatti bene”. Con meccaniche semplici, lineari e “pulite”, gli autori hanno creato un piccolo gioiello, finemente cesellato ed estremamente curato anche nei particolari.

Nella breve spiegazione, ho volutamente tralasciato alcune meccaniche che ritengo molto interessanti. C’è la presenza di eventi (infausti) che entrano in gioco ad ogni nuovo turno e che possono essere combattuti per ottenere influenza e prestigio; c’è anche la necessità di bilanciare l’utilizzo dei propri seguaci (in numero limitato) tra l’influenza nelle aree che forniscono dadi e l’attivazione delle carte azioni. Le tre aree della città hanno anche dinamiche differenti per il rimpiazzo dei seguaci: non sono assolutamente da  sottovalutare.

Infine, mi piace molto la possibilità di “manipolare” i propri dadi tramite l’utilizzo dei punti influenza: rilanciare e “girare” i dadi permette di introdurre la “gestione” dei valori bassi che acquistano grande potenziale. Questa opzione, unita alla possibilità di acquistare i dadi degli avversari, mitiga molto il fattore fortuna.

Ritengo che Troyes non sia un titolo “per tutti”; la coperta è molto corta e le azioni devono essere ponderate con molta cura: non c’è alcuna “insalata di punti” e quindi un approccio un po’ “svogliato”, e superficiale (astenersi PDA), potrebbe lasciare un retrogusto molto amaro al momento del calcolo del punteggio finale. Poiché le nove carte azione sono scelte casualmente all’inizio della partita, potrebbe non essere sempre facile capire in quali azioni investire sia per sfruttarne al meglio le sinergie, sia per ottimizzare  il punteggio finale.

Se riuscite, fatevi comunque una partita a Troyes.

Buon gioco.

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