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KeyForge: Arconte, nosce te ipsum

Nell’ultimo mese sono stato un po’ latitante: un progetto supersegreto mi ha portato via più tempo del previsto (prima o poi vi racconterò). In realtà la “scaletta” virtuale degli argomenti che avrei voluto trattare si è allungata di settimana in settimana… sul taccuino ho annotato i seguenti punti/ possibili titoli:

  • Da Essen a Luca (qualche impressione dal diario di viaggio),
  • Tris di Regine (tre giochi di Queen Games che ho trovato interessanti),
  • Nusfjord (un Uwe da non sottovalutare)
  • Winter Is Gaming 2018 (la quarta edizione del torneo multigioco di Varese)
  • Pandemic: la caduta di Roma (la scimmia si è svegliata)

Quindi oggi vi parlerò di… KeyForge, ovviamente. Quando la supercazzola prematura, non si può aspettare.

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KeyForge (Richard Garfield, 2018) viene spesso paragonato a sproposito a Magic; effettivamente hanno un elemento fondamentale che li accomuna: l’autore. Tutto qui. Se non vi fidate di me, leggetevi direttamente la presentazione del gioco sul sito di Asmodee (da lì arrivate anche al regolamento) e vi accorgerete che di simile non c’è praticamente nulla. In realtà si gioca con mazzi di carte… come anche a briscola chiamata.

Ciò che maggiormente mi colpisce del “progetto” KeyForge è il mix di fattori che si sono dovuti incontrare nel modo, tempo e luogo esatti. L’idea è geniale ma l’idea, da sola, non basta.

The Difference between Dreamers and Winners: 1% Idea, 99% Execution

In questo caso servono tecnologie produttive capaci di tradurre l’idea in business. Arrivare per primi a creare, e commercializzare ad un prezzo accessibile, un potenziale di 104.000.000.000.000.000.000.000.000 mazzi differenti (di 36 carte), non è cosa da tutti. Giusto per info, ad oggi (ore 23.26 di sabato 24 novembre 2018) risultano registrati nell’applicazione ufficiale 153463 mazzi differenti… quasi un milioncino e mezzo di euro.

“Congelare” la composizione dei mazzi da gioco vuol dire bloccare, a monte, qualsiasi meccanica di deck building. E’ talmente lapalissiano che ci arriva anche mio figlio di quasi 4 anni. KeyForge ti obbliga ad entrare “in profondità” nel mazzo da gioco, ti obbliga a studiarlo, a sezionarlo. Ogni azione deve essere ponderata e valutata in modo “differenziale” rispetto ai risultati attesi. Non puoi più limitarti a scaricare “la lista” magica del campione intergalattico del momento e a replicarne la composizione.

“If you compete to win this game might not be for you, but if you love to compete you should try this game.” R. Garfield

Anche i concetti di “rarità” e “forza” (o “potenza”) delle carte assumono un significato differente… e chi non lo capisce si merita di essere perculato senza pietà. E’ già iniziata la caccia ai mazzi forti… scusate ma fatico a trattenere una risata. Mazzi forti. Avete letto giusto. Persone che chiedono valutazioni su mazzi ancora incartati… mazzi venduti nei marketplace a 100€, all’asta a più di 1000€… ognuno spende i propri soldi come crede, ma mi resta sempre il dubbio che si tratti di circonvenzione di persona incapace: su 10,4*10^25 possibili mazzi ne sono stati registrati 15,3*10^4…

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Se vi interessa un sito dove analizzare i vostri mazzi, date un’occhiata a KeyForge Italia.

Magari, tra qualche anno, ci scriveranno un romanzo in stile “Ready Player One”: in una soffitta qualcuno trova una VHS di Garfield che, nel 1993, raccontava di aver avuto l’idea del gioco definitivo e che, prima o poi, lo avrebbe realizzato… “…e il nome del mazzo supremo sarà…”. E da lì si scatena la più grande ricerca della storia dell’umanità. Scusate la digressione.

Comunque KeyForge mi ispira molto, non scherzo. Già mi vedo a sfidare gli amici a duello… prendo il mazzo dalla mia cintura portamazzi, lo butto sul tavolo dicendo a voce alta: ” Aurora Mercier, Speleologa di Canoafolle… io scelgo te” …e giù a forgiare chiavi come non ci fosse un domani.

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