Glory to Rome …ecco perché mi piace
Glory to Rome è un titolo che dovrebbe essere provato almeno una volta. Poi può anche non piacere, ma quello che permette di fare con delle semplici carte è molto interessante.
Glory to Rome è un titolo che dovrebbe essere provato almeno una volta. Poi può anche non piacere, ma quello che permette di fare con delle semplici carte è molto interessante.
Non è la più intelligente delle specie a sopravvivere; non è nemmeno la più forte; la specie che sopravvive è quella in grado di adattarsi meglio ai cambiamenti dell’ambiente in cui si trova.
PAZZESCO! Sembra un comune mazzo di carte e invece non immaginerete mai che cosa si nasconde dietro a…[more]
Non sono riuscito a resistere alla tentazione. Oh my Goods!, il chiwawa dei giochi di gestione risorse, è entrato nella mia collezione. Galeotto fu l’hype, pompato dai commenti letti in giro, insieme alla dimensioni ridotte, al prezzo inferiore al deca, capace di mettere a tacere qualsiasi senso di colpa, e alle illustrazioni di Franz Klemens.
Artifacts,Inc è un gioco di carte che ci fa tornare nel 1929: i musei sono affamati di manufatti misteriosi ed esotici; intrepidi avventurieri girano per il globo esplorando giungle, deserti, montagne oppure le profondità oceaniche; collezionisti privati cercano di accaparrarsi i reperti migliori.
« Dottor Jones, abbiamo sentito parlare molto di lei: professore di archeologia, esperto di occultismo, e, come dite voialtri? Ricercatore di antichità rare. »
Il gioco si presenta da solo, basta leggere le prime quattro righe del regolamento: “Munchkin è una parodia di pessimo gusto che ti porta tutto il sapore di una fantastica esperienza EUMATE (Entra, Uccidi Mostro, Arraffa Tesoro, Esci) di gioco di ruolo..senza tutta quella noiosa interpretazione del personaggio.”
C’è stato un periodo della mia vita ludica in cui i giochi avevano soltanto un titolo, il nome dell’autore, quasi sempre impronunciabile, non veniva preso in considerazione. Rimasi molto colpito quando scoprii che il nome sulla scatola di “Mamma mia” era lo stesso che c’era su quella di “Agricola”.
Gli ingredienti base sono quelli di Bohnanza, ma la pizza ha un altro gusto.
Chef Feld sa che cosa piace al suo pubblico e riesce a mischiare molto bene gli ingredienti “base”: se perdi puoi dare la colpa alla sfiga, se vinci puoi dire di aver domato la dea bendata; qualsiasi cosa tu faccia, un po’ di punti li porti a casa e l’autostima è salva. I tempi morti sono ridotti al minimo e non c’è la sensazione di aver perso tempo; l’interazione tra i giocatori è abbastanza limitata, ma il gioco, “ex machina”, fa il lavoro sporco, colpendo un po’ tutti con i suoi eventi nefasti.
Ieri sera avevo voglia di provare San Juan e avevo anche la scusa perfetta: il torneo multigioco che si terrà tra qualche settimana.
Chi acquista questo gioco sa già che cosa aspettarsi e non possono esserci sorprese: è scritto in grassetto sulla scatola. San Juan è il gioco di carte basato sul gioco da tavolo Puerto Rico; quello che non c’è scritto è che ci sono anche alcuni elementi di Race for the Galaxy.
Spesso mi capita di imbattermi in domande di giocatori che chiedono se Nations meriti di essere acquistato. Premesso che reputo che prima di un acquisto, se possibile, sia sempre meglio fare una partita di prova, molte delle risposte che leggo non partono dalla valutazione del gioco bensì dal suo confronto con un altro titolo “simile”, Through the Ages; personalmente reputo Nations un ottimo gioco in senso “assoluto”, indipendentemente da eventuali paragoni con altri giochi.
Per quanto mi sforzi, qualsiasi mio tentativo di pronunciare correttamente il nome di questo board game designer fallisce miseramente; poiché faccio fatica a ricordare il numero esatto di “a” (e la loro posizione), mi prendo la libertà di chiamarlo “Vlad”. Vlad è un “fucking genius” dei giochi da tavola capace di passare, nel giro di un anno, da Through the Ages a Galaxy Trucker, per poi continuare con Space Alert, Dungeon Lords, Dungeon Petz e Mage Knight; se dovessi paragonarlo ad uno scrittore, il primo a venirmi in mente sarebbe Brandon Sanderson.
Il gioco mi piace per un motivo semplicissimo: c’è l’azione sono-il-migliore-ho-vinto-io-e-voi-avete-perso. Sì, avete capito bene: il gioco termina quando un giocatore sceglie l’azione fine del gioco e dichiara, spudoratamente, di aver vinto. Questo vuol dire che chi è in vantaggio è il nemico da abbattere, non c’è spazio per le piccole scorrettezze da metagioco.