supercazzole

Il ludobullismo dei marchesi del Grillo

[Alla macchinetta del caffè]

“…e quindi abbiamo prenotato per andare in Sardegna, zona Cagliari. Sapete dirmi se ci sono dei posti carini dove valga la pena di andare in spiaggia?”

“Per la mia esperienza ti consiglierei…” [entra quello dell’ufficio acquisti che interrompe la discussione]

“Sardegna???? bella merda! Puglia tutta la vita! W il Salento!!!1!”

[Si aggiunge quello del credito] ” ‘azzo vai in Sardegna che ti pelano! ma dai! la Sardegna dovrebbe sprofondare come Atlantide LOL”

Qualche giorno fa ho provato a partecipare ad una discussione che partiva da una considerazione interessante: “Piccola curiosità.. Vorrei sapere se nelle regole di questo gruppo vige l’obbligo di commentare anche i post dei giochi che non vi piacciono.. Sopratutto quando la persona non chiede il parere di nessuno. […]”. La domanda si riferiva ad un altro post, nello stesso gruppo dedicato ai giochi da tavolo, in cui una persona aveva chiesto informazioni sulle espansioni di un gioco da tavolo e molti utenti del gruppo si erano sentiti in dovere di  rispondere criticando il gioco stesso.

Ho provato a fare presente che articolare una risposta pertinente ad una data domanda dovrebbe ancora essere tema di insegnamento alle scuole elementari. È stato inutile: secondo alcuni, poiché il gruppo è moderato omeopaticamente allora è normale che delle risposte vengano date a cazzo di cane senza alcun criterio logico.

Per automoderarsi basta avere più di un neurone: quando un neurone sta per sparare una stronzata l’altro gli chiede:  “sei sicuro di voler aprire bocca? guarda che non hanno chiesto se Puerto Rico è un bel gioco: vogliono sapere se ha senso acquistare l’espansione dei Nobili. Non sei tenuto a dire che Puerto Rico è unammmerda perchè tu giochi solo a Gloomhaven”. Bastano due neuroni e qualche sinapsi funzionante.

“Quando il dito indica la luna lo stolto guarda il dito” e fa notare che non gli piace quel colore di smalto.

Ovviamente questa è soltanto una delle tante “supercazzole” che, sempre più frequentemente, increspano la superficie dei social ludici. Un po’ di tempo fa, se non erro, era addirittura apparso un editoriale che spiegava perché “RisiKo! è il male”. Un articolo interessante e ben strutturato, che “sezionava” chirurgicamente tutti i difetti, alla luce  dei 10 comandamenti del game design, e arrivava a dimostrare che il posto giusto per quel gioco era il bidone dell’immondizia. Quasi l’equivalente ludico dei bücherverbrennungen del 1933.

Un gioco è un gioco. Chi gioca a Risiko!, Monopoly, Munchkin,  trova piacere ad impiegare il proprio tempo seduto al tavolo da gioco; come tutti i giocatori ha molteplici bisogni che riesce a soddisfare in questo modo: se così non fosse, non impiegherebbe il suo tempo giocando. Ci sono giochi che qualche “esperto” potrebbe definire oggettivamente migliori di questi? sicuramente sì! ha senso farlo presente ogni volta che ci capita l’occasione e sempre spalando badilate di letame? non credo.

A mio avviso, il diavolo non sta nei giochi ma nelle persone. Le vere persone “diaboliche” (etimologicamente parlando) sono quelle che contribuiscono a “dividere”, che criticano  tanto per apparire, per appagare il proprio ego, per avere ragione; sono quelle persone che pensano di essere “ironiche” mentre sono “sarcastiche” (e non ne capiscono la differenza). Purtroppo, mi duole ammetterlo, anch’io qualche volta ho finito per cedere alla tentazione del lato oscuro: ringrazio chi ha saputo farmelo notare, in privato e senza fare polemica.

Chi persevera su questa strada non si accorge di stare agendo, indirettamente, contro i propri interessi. Il messaggio che viene spesso (erroneamente) veicolato è molto semplice: “Giochi ad un gioco di merda, quindi hai dei gusti di merda, quindi sei una merda”.

“Ah, ma io non intendevo-volevo-pensavo-credevo che…”, “…stai su Facebook e non hai ancora capito come girano le cose?”, “…il gruppo non è moderato e quindi queste cose accadono”.

Accadono, è vero. Forse anche perché, nel microcosmo ludico nostrano, ci sono un po’ troppi (pseudo)marchesi del Grillo che, supportati da un claque mononeuronica, pensano di potersi arrogare il diritto di disegnare (virtualmente) un cazzetto carrarmatino sulla fronte del primo che incrociano sulla loro strada. Possono anche chiamarla “libertà di espressione”, altri, più correttamente, lo chiamano “bullismo”.

Brain

8 pensieri riguardo “Il ludobullismo dei marchesi del Grillo

  1. Forse non sei mai stato vittima del bullismo quello vero.
    Le discussioni sui giochi da tavolo ricordano quelle al Bar per le proprie squadre di calcio.
    Campanilismo inutile che però si é radicato così tanto nella cultura che viene accettato ed anzi anche supportato.
    Il bullismo é un’altra cosa, con una differenza fondamentale da questo “articolo”: è seria.

    1. Sminuire il male arrecato, anche virtualmente, può essere prodromico di conseguenze peggiori. Nell’ambito ludico, fortunatamente, chi viene “aggredito” dagli integralisti minus habens, adoratori di cinghiali teutonici, non riceve danni specifici: semplicemente si allontana progressivamente dagli ambiti di discussione. Sorvolo sull’ipotesi iniziale del tuo commento: potrebbe anche essere errata ma, permettimi, non ne discuterei certo con te.
      Visto che sembri persona competente in materia, mi farebbe piacere qualche tua ulteriore considerazione rispetto al cyberbullismo: come è definito, come è distinguibile dalle “discussioni da bar”, ecc.

  2. Ciao a tutti. Grazie dell’articolo. Lo trovo bello, spiritoso, attuale e divertente, ma, anche tragico nella sua veridicità.
    Da autore di giochi incontro spesso critici improvvisate appassionati fanatici, devo confrontarmi anche con editori pieni di pregiudizi e preclusioni. non è facile e per questo mi tengo lontanissimo da tutte, o quasi, discussioni sulla rete e dal vero se non quando sono professionali o palesemente leggere e spiritose.
    Un abbraccio.

  3. Amavo il gruppo citato. Commenti supponenti, strafottenti, mai rivolti a me ma percepiti a mucchi nelle varie discussioni che si aprivano a base di sproloqui, parolacce inutili e prediche su cosa sia meglio o peggio mi ci ha fatto allontanare. Riducendo i miei interventi a poche parole cercando nella brevità dei miei commenti di evitare le discussioni.
    Qualche saggio mi ha detto di passare oltre e continuare a comunicare le mie esperienze ma non riesco perché le persone così mi disturba al punto da bloccarle e rendere spiacevole la frequentazione di un gruppo che per fortuna sta crescendo continuativamente di mese in mese ma malato dei mali di questa società fatta di prepotenti nascosti dietro tastiere e saccenti che credono di aver verità in tasca di cui tutti dovrebbero venire a conoscenza, forse perché sanno che se non lo facessero qui, nessuno li ascolterebbe.

  4. Mah, non sono d’accordo.
    Ritengo che sia necessario in qualsiasi occasione possibile informare gli altri giocatori, sopratutto in questi tempi in cui il nostro hobby si sta ingrandendo e ci si fa abbagliare da componentistica lussureggiante e illustrazioni da mostra d’arte.
    Quindi quando viene pubblicato in un gruppo pubblico generalista: “che espansione comprare per il gioco X?”
    se ritengo che il gioco X non sia valido, glielo farò notare (in maniera consona alla mia persona ed all’umore del momento, quindi gentilmente, oppure ironicamente, oppure sarcasticamente, oppure freddamente ecc….) argomentando, dopodichè gli proporrei altri titoli Y,Z,K che a mio avviso e per la mia esperienza migliorano l’esperienza di gioco e ritengo più validi.
    Non ci vedo nulla di bullismo. Casomai ci vedo un modo per iniziare una discussione un po più interessante ed “alta” del medio livello di cazzeggio di un gruppo Facebook.
    Essere colpiti e scossi nelle proprie convinzioni da qualcuno che te lo fa notare è il primo metodo per evolvere.

    1. L’informazione è sacrosanta, però la coerenza con le risposte anche. Se un giocatore sta cercando informazioni sull’espansione del gioco X è perchè già lo possiede, molto probabilmente lo conserva e ci gioca ripetutamente, tanto che vuole capire se ne può allungare il piacere di gioco con un espansione piuttosto che un altra.

      A questo punto commentare più o meno pesantemente il titolo base che il giocatore in questione adora è vuole rendere più divertente di quanto non lo sia già per i suoi gusti, si sende arrivare contro uno tsunami di iproperi che gli demoliscono la sua scelta.

      Le reazioni a questo punto sono due, sentendosi attaccato difende le sue scelte e risponde aggressivamente e poi si allontana perchè la comunità lo aggredisce, oppure si allontana progressivamente in modo tacito perchè ritiene che il libero arbitrio di giocare a ciò che si vuole con chi si vuole e sacrosanto. Il risultato non cambia.

      Parlo tutti i giorni con centinaia di persone che coltivano questa passione, e sono sempre più quelle che lo fanno tra le mura domestiche, in piccoli gruppi di gioco e non amano condividere le proprie esperienze, un po per sopraggiunte esigenze familiari, ma soprattutto perchè molti rispondono “Gioco per divertirmi e non amo dover discutere sulle mie scelte in tornei competitivi, in associazioni o gruppi di discussione.”.

      Il fattore importante che molti perdono di vista per far crescere questa comunità è che il fattore catalizzatore deve essere il PIACERE DI GIOCARE e non il Gioco in se stesso con le sue meccaniche, i suoi colori, grafiche e materiali lussuregianti.

      Buon gioco e buon divertimento a tutti.

    2. Condivido il pensiero nel caso in cui le domande danno spazio a discussione in merito. Non condivido quando la domanda è precisa e la risposta invece devia. Se chiedo l’espansione di un gioco mi aspetto risposte attinenti all’argomento, altrimenti avrei chiesto altro. Per quanto possa essere garbata, educata, cordiale, dettagliata e gentile la risposta rimane non attinente alla domanda, quindi inutile perchè non mi da l’informazione richiesta. E’ come se andassi in pasticceria e chiedessi quale gusto associare al cioccolato in una torta gelato, ottenendo come risposta un “ti consiglio invece la torta alla frutta che è più buona”. Magari la torta alla frutta è veramente più buona e mi piacerebbe di più ma logicamente e banalmente non è quello che ho chiesto. Se avessi chiesto consigli su un dolce generico, la risposta sarebbe stata impeccabile. Ma se chiedo gelato mi aspetto gelato. E considera che ho analizzato solo il caso migliore, magari a me la torta alla frutta non piace e mi incazzo perchè mi stai facendo perdere tempo e non mi dai subito quello che voglio, ovvero una risposta sul gelato. Ciò che ho capito dall’articolo (e che condivido) è la necessità di tornare a cercare di immedesimarci nel punto di vista del nostro interlocutore prima di rispondere. Pane al pane e vino al vino come si suol dire. Se a me piace il vino a te potrebbe piacere pure, ma se mi chiedi acqua ed io ti spingo per il vino, quello che rischia di peccare di arroganza sono io. Ed in fondo non è più semplice se ti dessi semplicemente acqua così come hai chiesto? Al limite posso portarti l’acqua e dirti che, se lo desideri, è disponibile il vino che secondo me è più buono. In questo caso tu hai ottenuto quello che volevi ED IN AGGIUNTA una potenziale nuova bevanda che potrebbe piacerti di più. Altrimenti, se non ti piace, hai comunque ottenuto ciò che cercavi. Win win situation.
      Detto questo smetto di scrivere che mi sono dilungato troppo, scusa per il wall of text.
      Saluti!

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