Oggi sono riuscito a provare Blood Rage. No ho vinto ma sono riusciuto a strappare un “secondo posto”, a un quarto di tabellone dal fortissimo Cincinnato; come prima partita sono comunque soddisfatto anche perché, come sempre, io non perdo mai: o vinco oppure imparo.

Gli ingredienti per piacermi ci sono tutti e sono amalgamati bene. C’è il sistema dei punti azione che permette di decidere se “spendere” molto per azioni “di peso” oppure se “rifinire” gratis (o quasi) la nostra strategia con alcuni miglioramenti; c’è il card drafting iniziale che permette di decidere la tattica del turno, c’è la meccanica di controllo area tramite influenza. Infine, ci sono le miniature che-spaccano-di-brutto e che danno un sacco di soddisfazione.

Inizialmente il nostro clan è uguale a quello degli altri ma la situazione cambia presto: grazie alle carte a disposizione possiamo ottenere dei poteri speciale e controllare mostri devastanti. Scatenando la nostra ira sanguinaria negli scontri con i clan nemici, posiamo migliorare le tre caratteristiche base del nostro clan: i punti azione a disposizione, la gloria guadagnata in ogni singola battaglia e il numero di unità che possiamo schierare simultaneamente.

Tutto gira perfettamente e ogni elemento è interconnesso in modo intrinsecamente coerente: schierare guerrieri costa pochi punti azione, dichiarare la guerra è gratuito, così come è gratuito buttarsi nella mischia scatenata da altri: il pogo è selvaggio.

Il Ragnarök ormai è iniziato e i vostri Vikinghi non vedono l’ora di conquistarsi il Valhalla. Fate attenzione perchè il tempo a disposizione non è molto: avrete soltanto tre turni di gioco per cercare la gloria imperitura della battaglia. Se siete più cazzuti di Bruce Willis e non riuscite a farvi uccidere in combattimento, non disperate poichè, mal che vada, potrete sempre morire, a testa alta, danzado la haka sotto una pioggia di meteoriti.

No blood, no guts, no glory.