Durante l’ultima GobCon incappai in Onward To Venus, messo in vendita per un tozzo di pane raffermo. Non sono un profondo conoscitore della luodografia di Wallace, tuttavia penso che in ogni suo titolo riesca ad accostare a meccaniche classiche, e molto robuste, qualche elemento nuovo. Il primo assaggio avvenne con TheSheriff e Lucalbiz; giocammo i primi due turni dei tre previsti: si trattò di una partita di test, utile per assicurarsi di aver capito le regole e per vedere come “girava il motore”, sperimentandone le dinamiche. Un paio di settimane dopo, intavolai la prima vera partita sfidando Lucalbiz e Solodoppie.
Il gioco è ambientato nel mondo retro-fantascientifico creato da Greg Broadmore; in questa realtà alternativa i viaggi spaziali sono possibili fin dalla fine del diciannovesimo secolo; i giocatori, alla guida degli imperi terrestri (Gran Bretagna, Francia, Germania, Russia e USA), gareggeranno nella corsa alla colonizzazione dei pianeti del sistema solare. Il tabellone di gioco non è unico ma è suddiviso in otto plancette rotonde, una per ognuno dei pianeti colonizzabili. Ogni pianeta è ricco di invitanti risorse, rappresentate da tessere, in attesa di essere depredate dagli imperi terrestri.
Le meccaniche di base sono semplici e possono essere raggruppate in tre macrocategorie. La dinamica principale, il cuore del gioco, si basa sull’ottenimento delle tessere risorsa: sono gli unici elementi che permettono di progredire verso la vittoria. Le tessere vengono pescate, casualmente, all’inizio di ogni turno e posizionate sui pianeti; reclamando le tessere i giocatori possono appropriarsi di fabbriche e miniere, oppure possono ottenere punti vittoria permanenti, carte, e prevenire eventuali crisi planetarie. Fabbriche e miniere sono indispensabili per ottenere rendite a fine turno e per garantirsi il predominio commerciale del pianeta che, a fine partita, si traduce in punti vittoria; le altre tessere forniscono benefici minori ma immediati (e certi).
La seconda”meccanica base” determina come reclamare le tessere, ovvero come utilizzare le nostre unità militari: fanteria, carri armati e navi spaziali. Le unità militari hanno forza e costi differenti e rimangono in orbita attorno al pianeta di origine finché non vengono spostate tramite le navi spaziali; per reclamare una tessera è necessario spostare una (o più) unità militari dall’orbita esterna alla superficie del pianeta. In alcuni casi si ottiene la tessera automaticamente, in altri è necessario combattere rischiando di subire qualche perdita.
Durante il turno, i giocatori si alternano compiendo un’azione alla volta. Oltre all’azione del “reclamare una tessera“, i giocatori possono compiere altri tipi di azioni “propedeutiche”: creare nuove unità militari, spostare le unità militari, giocare una carta azione oppure passare. Mi soffermo un istante sul “passare” perché è stato “rivisitato” in modo interessante.Ad ogni turno è possibile effettuare complessivamente un certo numero di azioni “passare” (due in più del numero di giocatori) il cui unico effetto è quello di pescare una carta: chi “passa”, al round successivo, può decidere di fare altro oppure di passare nuovamente; il giocatore che esegue l’ultima azione “passare” determina la fine del turno di gioco e sarà il primo giocatore del turno seguente.
Nel gioco vengono utilizzate delle carte che permettono di potenziare delle azioni (benefit), eseguire delle azioni gratuite, oppure compiere delle azioni particolari. Le carte sono equiparabili a “risorse” che vengono ottenute tramite apposite azioni, e che inseriscono un minimo di strategia in un gioco prettamente tattico.
Poiché le tessere vengono pescate casualmente, ogni partita richiede un diverso approccio tattico. Onward to Venus è una vera e propria corsa alla colonizzazione dei pianeti del sistema solare, e come tale dovrebbe essere giocata: non dovrete cercare di espandere la vostra civiltà, di creare un impero oppure di rendere sostenibile il vostro sviluppo. Per vincere dovrete semplicemente identificare le risorse più appetibili, cercando di appropriarvene prima degli altri; la possibilità di effettuare attacchi diretti è molto limitata e “casuale”, e riuscire a recuperare terreno è molto difficile. Personalmente lo trovo un buon gioco.