Durante il mio MBA, il mindset legato al mio backgroud ingegneristico mi fece faticare molto nell’approcciarmi al mondo del Marketing e della comunicazione del valore: impiegai qualche settimana per liberarmi da alcuni (limitanti) preconcetti. In realtà bastò semplicemente cambiare l’approccio di base per analizzare i nuovi concetti in stile “logica fuzzy”. Abbandonati gli occhiali binari, i colori si ravvivarono e io riuscii ad apprezzare la coerenza interna di questo nuovo ambito di studio. Nell’ambito della comunicazione mi affascinò molto il concetto di “comunicazione efficace rispetto ad un target” ovvero, semplificando moltissimo, la quadratura del cerchio dell’autoreferenzialità. Mi spiego con un esempio. Se la pubblicità dello scoiattolo della Vigorsol che spegne gli incendi non vi dice assolutamente nulla (oppure vi fa pena), questo non vuol dire che la pubblicità sia fatta male: vuol dire che siete VOI a non essere nel “target group”; se poi la maggioranza delle persone la pensa come voi, allora il target è ristretto. In poche parole, qualsiasi puttanata troverà sempre qualcuno capace di apprezzarla (inclusa questa riflessione).
Penso che le riviste ludiche, al pari di altri mezzi di comunicazione, possano essere un utile strumento di supporto per molti giocatori. Una decina di anni fa iniziai a seguire, con molto interesse, Game Master Magazine (GMM). Ricordo ancora il piccolo scazzo che ci fu nel 2008, con Tana dei Goblin, per un editoriale che non rendeva giustizia al popolo pelleverde; in realtà GMM era edita da Stratelibri e quindi alcune posizioni editoriali potevano non essere particolarmente gradite al mondo dell’associazionismo ludico: tutte “beghe di paese” che mi hanno sempre lasciato molto indifferente. La rivista venne sospesa nel 2009 e ciò mi permise di scoprire un altro progetto di grande qualità: ILSA. Il primo numero che lessi fu il n.6, mi intrigò subito perché approfondiva la famiglia dei giochi cooperativi; in poco tempo recuperai i primi cinque numeri (che mi mancavano) e da allora rimase una delle mie letture preferite, grazie anche alla versione ebook. Negli ultimi anni sto seguendo anche Spielbox, ma questo è un altro discorso.
Il dubbio che mi viene dopo aver letto il numero zero è semplice: nel 2016 c’era veramente bisogno di una rivista che non c’era? dal punto di vista esperienziale mi è sembrato di avere tra le mani una versione “fisica” (quindi limitata) dell’ottimo portale Giocare In Scatola. Personalmente reputo che un primo kickstarter non debba essere negato a nessuno, sul secondo meglio rifletterci. Non ho intravisto un posizionamento significativamente differente da ILSA, anche la mission è praticamente sovrapponibile. Perché allora non potenziare ILSA? è sempre un problema di Signorie, Comuni&Campanili? il mercato del gioco da tavolo è in crescita e quindi c’è possibilità di estrarre valore oppure creare referenze? filantropia ludica? Sinceramente non capisco: forse è perché sono fuori target.
Cui prodest? a me, come giocatore, non credo.
Approvo molto del testo qui scritto.
Se velatamente o inconsciamente hai citato una delle 22 immutabili leggi del marketing, approvo ancora di più e rispondo che la prima legge fondamentale, quella di essere primi, in questo caso non vale