Heat: Pedal to the Metal
Già dalla prima nota sul regolamento l’adrenalina ha iniziato a scorrere: “Non ci sono premi per chi taglia il traguardo con l’automobile immacolata, quindi… schiaccia quel pedale e dai GAS!!!”
Già dalla prima nota sul regolamento l’adrenalina ha iniziato a scorrere: “Non ci sono premi per chi taglia il traguardo con l’automobile immacolata, quindi… schiaccia quel pedale e dai GAS!!!”
“If you compete to win this game might not be for you, but if you love to compete you should try this game.” R.Garfield
Due anni sono tanti per un’iniziativa che, a detta di molti, sarebbe dovuta morire nel giro di qualche mese. Gli iscritti al gruppo Facebook sono aumentati fino agli attuali 2000 e anche i “volumi movimentati”, tra Kickstarter e “svuota magazzini”, sono ormai tutt’altro che trascurabili.
Riprendo dal punto in cui mi ero fermato l’anno scorso: “Spesso dimentichiamo che il nostro punto di vista non è che la vista di un punto”. Illuminato da questa rinnovata consapevolezza, provo ad annotare un paio di considerazioni. La prima ha il profumo delle supercazzole primaverili, la seconda è un po’ più personale.
“È una tecnica di marketing che induce il consumatore all’acquisto facendo leva sull’eccitazione emotiva che si prova comprando un bene disponibile in quantità limitata.”
“Clans of Caledonia è al 70% uguale a Terra Mystica”, “I contratti di Clans of Claedonia sono scopiazzati da Marco Polo”, “Il mercato di Clans of Caledonia è copiato da quello di Navegador”, ecc. Normalmente non impiego il mio tempo a fare “debunking” perchè, da sostenitore di quella che viene chiamata “La teoria della montagna di merda“, sono sempre molto pragmatico: “un idiota può produrre più merda di quanta tu non possa spalarne… “.
La faccio breve (per chi ha fretta di scoprire l’assassino): credo che il mercato “parallelo” dei giochi usati possa essere uno strumento utilissimo per potenziare il “sistema immunitario” del (micro)ecosistema del gioco da tavolo. Ovviamente, più che ai “casual gamers”, faccio riferimento alla setta degli “hardcore gamers”, molti dei quali stanno vivendo una lenta ( e forse inconsapevole) trasformazione da giocatori a consumatori.
Sono stanco di vivere esperienze di gioco superficiali, e poco appaganti, a causa di una scarsa padronanza di meccaniche e dinamiche: meglio acquistare meno e giocare di più.
Alcune delle domande che appaiono con maggior frequenza nei gruppi “social” fanno riferimento all’acquisto dei giochi. Inizialmente pensavo che fossero dei semplici markettari prezzolati al soldo dei soliti quattro o cinque store on-line, ormai a corto di amici e parenti. In realtà, dopo aver eliminato “la claque” realmente affiliata, che include anche groupies, succubi e cultisti, mi sono reso conto che questa esigenza è reale: ci sono giocatori che chiedono davvero dove poter acquistare i Giochi da Tavolo!
“Ciao Mike, ho deciso che farò il mio primo gioco stra-mega-super-bello che sarà così, guarda qui… [mostro qualche disegnino]. Ma ho bisogno di te! se mi dai 70€ tra un anno, ma non garantisco, vedrò di spedirtelo direttamente a casa… ah già, per quello magari dammi altri 15€ che sai, i corrieri costano. Però ti avviso che fai un affare perché poi non si troverà più oppure lo pagheresti 80€… e poi, sai che ti dico? ci aggiungo anche queste cose bellissime [mostro un altro disegno] che nessun altro potrà avere… sì ok, non sono fondamentali per giocare, ma vuoi mettere??? …se ti interessa puoi dare i soldi a Johnny er cravattaro… lui li tiene per un mese e io non posso toccarli: ho circa 28 giorni per trovare altre 599 persone come te, che sono interessate e vogliono contribuire, quindi… spargi la voce più che puoi!!! se poi non le trovo, Johnny ti ridà i tuoi soldi e amici come prima”.
I “giochi in scatola” si chiamano così perché stanno dentro ad una scatola: fossero in un sacchetto si chiamerebbero “giochi in sacchetto”. Per me la scatola è un contenitore, al pari di quella delle scarpe oppure dei LEGO e “fotte zero” se è ammaccata oppure rigata.
“Ci scopriamo presto collezionisti ma non di scatole ‘da gioco’ (quello potrebbero farlo tutti) ma di partite. Collezionisti di ‘esperienze’ di gioco uniche perché irripetibili, ognuna con una storia da ricordare ognuna con un aneddoto da raccontare.”
Container è riuscito a stupirmi e mi è piaciuto molto. In tutta sincerità, non è un gioco adatto a tutti i “palati ludici” e il target a cui proporlo è abbastanza affilato. Questa volta sono indeciso nel consigliarvi di farci una partita… non vorrei farvi sprecare tempo con un gioco “troppo ruvido”.
GOA è un ottimo esempio di gioco costruito “per sottrazione”: togliendo tutto il superfluo (in termini di meccaniche e materiali) quello che rimane è un gioco intrinsecamente bello.
Questa volta vi consiglio di leggere altro.