Partecipare ad un torneo multigioco è sempre un’esperienza arricchente, ludicamente parlando; come ho già raccontato, oltre che ad essere un’ottima scusa per giustificare qualche sporadico acquisto compulsivo è anche l’occasione per rispolverare giochi già conosciuti. Questa volta sarà ilRicky ad affrontare gli avversari sul tavolo di Splendor (2014, Marc André), peccato che non abbia mai fatto prima una partita. L’allenamento del giovane padawan prevede qualche partita in due giocatori e poi un deathmatch a quattro.
Splendor mi piace perché è un gioco che partendo da tre meccaniche semplici, che non presentano eccezioni, riesce a generare dinamiche non banali. Prendere delle gemme (tre oppure due), opzionare una carta, pagare gemme per giocare una carta (opzionata oppure dall’area comune), terminare la partita se si arriva a 15 punti: ecco il gioco in un Tweet. La dimensione tattica è predominante anche se c’è spazio per una punta di strategia.
Il secondo motivo che mi fa giocare volentieri è di tipo “sensoriale”: da molta soddisfazione prendere, manipolare, picchiettare fastidiosamente, soppesare, le gemme. Se al posto delle fiches avessero usato dei semplici token di cartone, l’esperienza sarebbe stata differente.
Infine mi sento di consigliare una partita a Splendor perché è il classico gioco in cui chi perde può asserire di essere stato sfortunato e chi vince può pensare di aver giocato bene: l’autostima è comunque salva.
Il giovane padawan ha vinto due partite su tre: c’è stato un tremito nella Forza che ha agito contro di me…la sua, ovviamene, è solo fortuna.