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The Golden Ages… ecco perché mi piace

 

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Questa volta fu l’artwork di Alexandre Roche a guidare la scimmia verso il registratore di cassa; sono tuttavia consapevole che, da appassionato di giochi di civilizzazione, l’avrei comunque acquistato a “scatola chiusa”.

Inaspettatamente mi ritrovai tra le mani un vero gioiellino che, mi duole ammettere, negli ultimi tre anni ho giocato molto meno di quanto meritasse: troppo tempo sprecato per stare dietro a giochi mediocri e hyperpompati. Approfitto della decisione di intavolarlo nella prossima settimana per rinfrescare il regolamento e condividere qualche annotazione. 

The Golden Ages (Luigi Ferrini, 2014) riesce a miscelare, in modo semplice, tutti gli ingredienti che mi aspetto di trovare in un CivGame… e anche qualcosa in più. Non aspettatevi badilate di miniature, dadi poliedrici, effetti speciali e colori ultravivaci: la carrozzeria e il motore sono quelli di un “german”. Il cinghialetto è di peso medio ma discretamente aggressivo.

Il tabellone centrale rappresenta il mondo da esplorare e colonizzare. Ogni giocatore ha sempre in gioco una capitale e tre coloni: durante la partita, gli unici pezzi che possono essere aggiunti sono le città (cubetti di legno del proprio colore).

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Le plance personali dei giocatori gestiscono invece la parte di sviluppo tecnologico, dei risultati militari, gli edifici costruiti e le risorse a disposizione. Questa è una delle scelte di game design che più fa godere i miei neuroni! L’autore è riuscito, in modo semplice, ad aumentare la profondità del gioco. Ognuna della quattro aree tecnologiche può essere sviluppata dal livello 0 (quello di partenza) al livello 4; sviluppare una tecnologia permette di:

  • potenziare le azioni base i benefici delle tecnologie iniziali (movimento, rendite, numero di edifici costruibili, ecc),
  • liberare risorse per costruire nuove città (cubetti),
  • ottenere punti vittoria a fine partita (1/2/4 in base al livello tecnologico),
  • ottenere punti vittoria istantanei (per le tecnologie di livello 4).

 

The Golden Age

Il gioco si sviluppa lungo quattro Ere, ognuna delle quali è divisa in tre macro fasi. La fase di preparazione e scoperta di nuovi territori (dove i giocatori posizionano nuove tessere continente,  possono spostare la propria capitale e scegliere se cambiare civiltà), la fase delle azioni di gioco, e la fase di fine Era (con una fase di punteggio intermedia). 

La fase delle azioni è, ovviamente, il cuore del gioco. Ogni giocatore, al proprio turno, esegue una delle otto azioni disponibili oppure “passa”, smettendo di giocare e attivando “l’età dell’oro” ovvero scegliendo le condizioni di punteggio di fine era. Le azioni sono influenzate dalle tecnologie sviluppate, dalla propria civiltà, dagli edifici e dalle Meraviglie costruite. Alcune azioni (esplorazione, guerra, costruzione di edifici, ecc) richiedono di sdraiare utilizzare un colono  e quindi, di base,  possono essere eseguite, in totale, al massimo tre volte per era; altre azioni (attivare edifici, costruire meraviglie, sviluppare tecnologie) non hanno questi vincoli e possono essere utilizzate a piacere. Da segnalare che è possibile attivare l’Età dell’oro soltanto dopo aver utilizzato i tre coloni. Anche qui il trade-off è spietato: rinunciare ad azioni aggiuntive per scegliere il punteggio di fine Era più vantaggioso, oppure sfruttare al massimo l’attivazione delle azioni aggiuntive?

Un altro elemento che trovo interessante riguarda la gestione delle risorse presenti sulla mappa; nel gioco vengono trattati in modo differente due aspetti che potremmo, superficialmente, considerare simili ma che non lo sono: controllare una risorsa (statico) e prenderne il controllo (dinamico).

Vi suggerisco di dare un’occhiata al regolamento (circa 6 pagine) in modo da “toccare con mano” la semplicità del motore di gioco; i più “esperti” potranno anche già intravedere alcune delle dinamiche sottese.

Personalmente trovo che The Golden Ages abbia molti elementi più che positivi. Ecco alcuni fattori che mi fanno consigliare questo gioco:

  • un regolamento semplice (e chiaro) e una durata contenuta della partita, che si attesta sui 90 minuti;
  • la presenza di tutti gli elementi “tipici” di un gioco di Civilizzazione: Meraviglie ed Edifici da costruire, Civiltà differenti, sviluppo tecnogico e scoperta/esplorazione di nuovi territori;
  • il modo in cui interagiscono i bonus forniti dai vari elementi di gioco (tecnologie, edifici, civiltà e Meraviglie): bastano micromodifiche per generare macrovantaggi competitivi;
  • l’interazione diretta “aggressiva” (guerra) è presente ma non predominante poichè in tutta la partita è possibile dichiarare un massimo di quattro combattimenti ( e gli sconfitti non perdono quasi nulla se non il controllo di un territorio oppure di una città);
  • il sistema di punteggio di fine era (parziale) che obbliga a non trascurare la dimensione tattica, e l’obiettivo nascosto (personale) di fine partita che spinge ad un approccio strategico.

L’ultimo motivo, e forse il più importante, che mi fa apprezzare questo gioco è la sua natura “nascosta”, ovvero l’essere un gioco di Civilizzazione “spinto” da un motore a “gestione risorse” che non ammette sprechi, inefficienze oppure tentennamenti strategici.

Scordatevi le insalate feldiane e preparatevi a lottare per ogni singolo punto. Se vi piacciono i “german”, questo è un piccolo gioiello. Se riuscite, fateci una partita.

Buon gioco.

The Golden Ages

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