ecco perché mi piace

Nell’Anno del Dragone …ecco perché mi piace.

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Oggi ho voglia di parlare di un gioco che mi piace moltissimo: In the Year Of The Dragon (Stefan Feld, 2007). Avete presente giochi tipo The Castles of Burgundy, Bora Bora, Amerigo, ecc? ovvero tutti quei giochi dei quali potete dire “è un feld”? ebbene, scordateveli perché non c’entrano nulla. ITYOTD è un Feld che non è feldizzato. Se volete un gioco dove potete cazzeggiare allegramente mentre decidete in quali degli “n” modi potete usare il vostro dadino perché tanto l’insalata di punti è assicurata, questo NON è il gioco che fa per voi. In questo gioco, appena vi distraete un secondo, arriva il cetriolone volante che vi farà molto male.

L’Anno del Dragone è l’anno più sfigato degli ultimi duemila anni, dodici mesi costellati di miriadi di eventi infausti che fanno di tutto per devastare la vostra provincia. Tranne i primi due mesi, che sono “di pace e prosperità”, e due mesi di festeggiamenti pirotecnici, che poi devono ancora spiegarmi che cosa c’è da festeggiare,  gli altri otto mesi sembrano usciti da un film di Tarantino: epidemie (che eliminano persone), mesi di siccità (che eliminano persone), le invasione dei Mongoli (che eliminano persone) e i tributi da pagare all’Imperatore (che, tanto per cambiare, eliminano persone).

Ogni mese avete la possibilità di svolgere un’unica azione (tra le sette disponibili)  che è “potenziata” dalle persone che ospitate nei vostri palazzi; dopo l’azione potete assumere una nuova persona e, alla fine mese, dovete fare del vostro meglio per superare l’evento avverso senza subire troppe perdite. Dopo ogni evento mensile c’è una fase di punteggio.

Nell’Anno del Dragone miscela in modo geniale tre elementi. Da un lato c’è la necessità di giocare contro il gioco che ci vuole annientare, dall’altro c’è la tensione continua del dover fare l’azione migliore penalizzando il più possibile gli avversari: tutti sappiamo che cosa succederà e ognuno è consapevole che non ci saranno abbastanza risorse per tutti; se non avremo abbastanza spazio vitale, anche i nostri stessi personaggi dovranno essere sacrificati quando avranno esaurito il loro compito. Infine, come terzo elemento, c’è l’esigenza di “fare bene”, di non subire il gioco ma di impostare una strategia capace di far  guadagnare punti vittoria.

Costruire altri palazzi oppure ampliare quelli esistenti? assumere un personaggio esperto oppure puntare a giocare per primi? potenziare le azioni oppure guadagnare punti vittoria? In questo gioco la “coperta” non è semplicemente corta, viene anche bruciata ad ogni turno: sta a voi tessere più velocemente di quanto il fuoco non consumi. Questa dinamica riesce a mettere “sotto pressione” il giocatore, generando una sensazione di vera “ansia”. L’alea non esiste poiché la sequenza degli eventi è nota fin dall’inizio e  anche l’unico elemento casuale, l’accorpamento delle azioni, può essere annullato con tre monete oppure giocando per primi. Se fallisci miseramente non puoi neppure incolpare il fato avverso: gli altri hanno giocato meglio di te.

Se vinci, sei il migliore. 

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