Heat: Pedal to the Metal
Già dalla prima nota sul regolamento l’adrenalina ha iniziato a scorrere: “Non ci sono premi per chi taglia il traguardo con l’automobile immacolata, quindi… schiaccia quel pedale e dai GAS!!!”
Già dalla prima nota sul regolamento l’adrenalina ha iniziato a scorrere: “Non ci sono premi per chi taglia il traguardo con l’automobile immacolata, quindi… schiaccia quel pedale e dai GAS!!!”
Kepler 3042 è un gioco quantico.Si trova in due stati distinti: esiste pur non esistendo. Nonostante ciò, ieri sera, una combinazione lineare di questi estremi mi ha permesso di passare un paio d’ore in compagnia di un ottimo gioco.
“Io ho sognato, un Giappone unificato, in una nazione forte, indipendente e moderna e ora noi abbiamo ferrovie, cannoni e abiti occidentali, ma… non possiamo dimenticare chi siamo, ne da dove veniamo.”
Affronto la lettura del regolamento davanti ad un buon caffè, di domenica mattina, mentre baby Jack fa un sonnellino. Due pagine di preparazione, due pagine per spiegare lo sviluppo della partita, tre per le azioni base, due per le regole “di contorno”. Nulla di impegnativo, abbastanza per far salire la scimmia: adoro meccaniche semplici capaci di generare dinamiche complesse.
Il gioco è ambientato nel mondo retro-fantascientifico creato da Greg Broadmore; in questa realtà alternativa i viaggi spaziali sono già possibili fin dalla fine del diciannovesimo secolo; i giocatori, alla guida degli imperi terrestri (Gran Bretagna, Francia, Germania, Russia e USA), gareggeranno nella corsa alla colonizzazione dei pianeti del sistema solare.
Giocati i primi tre turni, giusto per vedere se c’era feeling. Non c’era.
Il gioco sfrutta un motore ibrido dadoso a due azioni su tecnologia Yspahan feldizzata a potenza decrescente e sequenzialità semisinusoidale ritardata con un eccessivo downtime.
Chef Feld sa che cosa piace al suo pubblico e riesce a mischiare molto bene gli ingredienti “base”: se perdi puoi dare la colpa alla sfiga, se vinci puoi dire di aver domato la dea bendata; qualsiasi cosa tu faccia, un po’ di punti li porti a casa e l’autostima è salva. I tempi morti sono ridotti al minimo e non c’è la sensazione di aver perso tempo; l’interazione tra i giocatori è abbastanza limitata, ma il gioco, “ex machina”, fa il lavoro sporco, colpendo un po’ tutti con i suoi eventi nefasti.
Ogni mattina, nell’arcipelago di Vanuatu, un giocatore si sveglia sapendo che dovrà pagaiare parecchio per guadagnare qualche manciata di punti prosperità. Sa anche che deve alzarsi prima dei suoi avversari: ha bisogno di tempo per bruciare le loro piroghe.
Cash is the king, lo Zar viene dopo. Se i vostri flussi di cassa rimangono limitati, se non prestate attenzione a come investite ogni misero, singolo, rublo, vi sentirete presto con le mani legate: i vostri avversari si allontaneranno sempre più velocemente, mentre voi starete ancora arrancando in cerca di “ossigeno”.
Un gioco che nella mia ludoteca non potrebbe che posizionarsi tra Through the Ages e Troyes.
Durante un attacco di acquisto compulsivo su Philibert, misi nel carrello anche questo titolo di Kramer. Sapevo che si trattava di un gioco del 2007 e che era una revisione di Tycoon, sempre di Kramer, uscito nel 1998; mi incuriosì il fatto di non averne mai sentito parlare. La “sostanza” di El Capitan è rimasta pressoché invariata in questi 18 anni, la “forma” è decisamente migliorata. Mi intriga apparecchiare un gioco le cui meccaniche sono coetanee de Il grande Lebowski, The Truman Show, Happiness e tutti pazzi per Mary.
“Io non creo niente: io posseggo. E noi facciamo le regole: le notizie, le guerre, la pace, le carestie, le sommosse, il prezzo di uno spillo. Tiriamo fuori conigli dal cilindro mentre gli altri, seduti, si domandano come accidenti abbiamo fatto. Non sarai tanto ingenuo da credere che noi viviamo in una democrazia: vero, Buddy? È il libero mercato, e tu ne fai parte”
Nell’Anno del Dragone è “un Feld” che non è feldizzato. Se volete un gioco dove potete cazzeggiare allegramente mentre decidete in quali degli “n” modi potete usare il vostro dadino perché tanto l’insalata di punti è assicurata, questo NON è il gioco che fa per voi. In questo gioco, appena vi distraete un secondo, arriva il cetriolone volante che vi farà molto male. In questo gioco la “coperta” non è semplicemente corta, viene anche bruciata ad ogni turno: sta a voi tessere più velocemente di quanto il fuoco non consumi.
Spesso mi capita di imbattermi in domande di giocatori che chiedono se Nations meriti di essere acquistato. Premesso che reputo che prima di un acquisto, se possibile, sia sempre meglio fare una partita di prova, molte delle risposte che leggo non partono dalla valutazione del gioco bensì dal suo confronto con un altro titolo “simile”, Through the Ages; personalmente reputo Nations un ottimo gioco in senso “assoluto”, indipendentemente da eventuali paragoni con altri giochi.
Sono passati diciassette anni da quando Cole Sear incontrò Malcolm Crowe; adesso Cole ha ventisei anni e una passione per i giochi da tavola. Quest’anno ha deciso di non andare al Lucca Comics, preferendo una meta meno frequentata. Insieme al suo gruppo di mediumamici ha vinto un biglietto per partecipare alla GhostCon che si tiene alla Tudor Hall.
Mr. Black non si rassegna al fatto che il suo omicidio sia ancora irrisolto ed è stanco di essere usato come pedina in Fantascatti; sebbene anche Miss Scarlett, il Professor Plum, il Colonnello Mustard, il Reverendo Green, Miss White e Miss Peacock siano ormai deceduti da tempo, vuole che venga fatta giustizia.